L'odissea editoriale di Ken

Per approfondire la travagliata storia editoriale di Ken Parker riporto un interessantissimo articolo di Alessandro Cigni:

Ken Parker: l’odissea di un trapper nell’editoria italiana
di Alessandro Cigni
Gli autori, Giancarlo Berardi (sceneggiatore, nato a Genova nel 1949) e Ivo Milazzo (disegnatore, nato nel 1947 a Tortona, ma presto trasferitosi a Genova), amici sin dai tempi della scuola, avevano mosso i primi passi nel mondo del fumetto nei primi anni 70, con storie brevi pubblicate sulle riviste dell’editore Sansoni, ed erano poi entrati nel prestigioso studio genovese BiErreCi; in seguito avevano fatto varie altre esperienze nel campo dei comics, sia insieme che separati (Berardi scrive sceneggiature per Tarzan, Gatto Silvestro, Topolino e Diabolik, mentre Milazzo disegna storie per Topolino e fumetti horror).

La svolta della loro carriera arriva nel 1974: i due giovani autori propongono all’Editoriale Cepim (futura Bonelli) un nuovo personaggio, ispirato nell’aspetto al Jeremiah Johnson di "Corvo rosso non avrai il mio scalpo", film di Sydney Pollack interpretato da Robert Redford, pensando ad un unico episodio da inserire nella Collana Rodeo, che già ospitava la mitica Storia del West di Gino D’Antonio. Bonelli ebbe fiuto, perché  “scritturò” il nuovo personaggio per una serie tutta sua.



Nel frattempo Berardi mise in cantiere, sempre per l’antologica Collana Rodeo, altri due racconti di ambientazione western ("Terra maledetta" e "Wyatt Doyle", pubblicati rispettivamente nel giugno 1977 e nell'aprile 1978,) e, insieme a Milazzo, la serie Tiki, che ha per protagonista un indios amazzonico, pubblicata su Il Giornalino delle Edizione Paoline in sei episodi tra il 76 e il 77 e poi raccolta in volume dall'Isola Trovata e più recentemente da Le Mani.

Nel giugno 1977, a 3 anni dalla sua realizzazione, esce finalmente Lungo Fucile, primo episodio della serie di Ken Parker (KP d'ora in avanti, N.d.R.). Questo primo albo presenta già alcune novità significative sin dalla copertina, il cui disegno, realizzato ad acquerello, si estende sul dorso e in quarta.
Berardi è autore di tutti i soggetti, mentre alcune sceneggiature sono firmate insieme a Maurizio Mantero, e altre da Tiziano Sclavi e Alfredo Castelli; i disegni di circa 1/3 degli albi sono di Milazzo, che firma anche tutti gli acquerelli delle copertine; tra gli altri disegnatori si segnala per il suo inconfondibile tratto Giorgio Trevisan, cui si aggiungono Renzo Calegari, Giancarlo Alessandrini, Carlo Ambrosini, Bruno Marraffa, Giovanni Cianti, Sergio Tarquinio, Renato Polese e Vincenzo Monti.





La serie di KP occupa un posto di rilievo nella scena del fumetto italiano (e non solo) per almeno tre ordini di motivi. Il primo è di carattere contenutistico e tematico: con KP gli autori offrono una rappresentazione del west che, anche sulla scia del cinema western “crepuscolare” di quegli anni, rifugge gli stereotipi sul mito della frontiera alla ricerca invece di un maggiore realismo e di una fedeltà storica frutto di un’attenta documentazione. Inoltre, a storie in cui ritroviamo tutto il classico immaginario del west se ne alternano altre in scenari più inconsueti, come il mare, le distese ghiacciate artiche, le grandi città di recente industrializzazione. In vicende che spesso alludono esplicitamente ai giorni d’oggi e in cui spesso il titolare della serie cede la scena a dei comprimari tratteggiati in modo indimenticabile, vengono affrontati temi inconsueti per il fumetto popolare del tempo, come la natura, con la sua poesia e la sua durezza, la tolleranza e il rispetto per il diverso (a cominciare dai pellerossa), il sentimento di comunione con ogni essere vivente, l’importanza dell’istruzione e della cultura, l’aspirazione ad una società più giusta e ad una pacifica convivenza civile tra gli uomini, la pena di morte, gli stupefacenti, gli affetti familiari, l’amicizia, la solidarietà umana, il terrorismo, l’omosessualità, la prostituzione, il razzismo, la religione, la morale e via discorrendo.
Il secondo motivo è di carattere stilistico, e può essere riassunto nell’intento, messo in atto progressivamente, di spostare dal testo alle immagini la maggior parte della responsabilità espressiva. Per questo gli autori fanno uso di un ampio repertorio di soluzioni tecniche innovative, spesso di derivazione cinematografica, come l’abolizione delle didascalie, una costruzione molto dinamica delle tavole con ampio uso di vignette scontornate, zoom, alternanza di campi lunghi e dettagli, campi e controcampi, inserti, soggettive, dissolvenze, flashback e flashfoward, il tutto completato dalla capacità (di Milazzo e Trevisan) di far “recitare gli attori” grazie alla straordinaria espressività dei volti.
Il terzo motivo, infine, è legato alle caratteristiche del personaggio titolare della serie: non un eroe tutto d’un pezzo, ma un uomo reale, che certo incarna tutti gli ideali di generosità e tolleranza della saga, ma che non è esente da passi falsi e errori, da goffaggini e momenti di debolezza e difficoltà. Un personaggio in continua evoluzione nell’arco delle storie (che hanno una precisa continuity), come ciascuno di noi, che cresce e matura con gli incontri e le esperienze che fa, e al contempo un personaggio a tutto tondo in ogni singolo albo. Un personaggio che ha un suo passato, perché ciascuno di noi è innanzitutto ciò che è stato, ha visto e vissuto, ed è forse questo uno dei motivi per cui i suoi affezionati lettori lo amano così tanto e lo sentono così vicino a sé (al punto da aver persino fondato una “Associazione Ken Parker”, che ha stampato un bollettino cui collaboravano anche gli stessi autori). Un personaggio che ha fatto tesoro delle varie esperienze che ha vissuto e che, soprattutto, porta come parte di sé il bagaglio umano delle persone che ha incontrato sul suo cammino e insieme a cui ha fatto un pezzo di strada.

Contemporaneamente alla prima serie di KP, i due autori si dedicano anche ad altri progetti: Berardi scrive 3 episodi de Il piccolo Ranger e alcune storie che escono su Il Giornalino e Skorpio; per Skorpio scrive inoltre gli 11 episodi della splendida serie western Welkome to Springville, disegnati in parte da Milazzo e in parte da Renzo Calegari, poi raccolte in volume dall'Isola Trovata e più recentemente da Le Mani. Insieme a Milazzo realizza anche L’uomo delle Filippine, a colori, per la collana Un uomo un’avventura della Cepim.


Nel maggio del 1984 con il numero 59, "I ragazzi di Donovan", si conclude la serie Cepim di KP, per la difficoltà degli autori di rispettare la mensilità, che infatti salta sempre più spesso verso la fine della serie.

Le storie di questa prima serie vengono riproposte una prima volta sempre dalla Cepim come Ken Parker Raccolta, realizzata riunendo 2 albi in un unico volumetto, per un totale di 29 numeri.

Nel 1989 Berardi e Milazzo tentano l’avventura editoriale fondando una propria casa, la Parker Editore, che inizia le pubblicazioni riproponendo le 59 storie della serie originale in una nuova collana, la Serie oro, mensile, a partire dal maggio 1989; con i resi viene realizzata la Collezione Serie Oro, riunendo 2 albi in un unico volumetto come già aveva fatto la Cepim.

Di altra natura è invece la riproposizione da parte de L’isola Trovata a partire dal giugno 1983 e fino al 1988 delle storie disegnate da Milazzo e Trevisan all’interno della Collana West (che ripropone anche i celebri western di Paolo Eleuteri Serpieri e la saga Welcome to Springville, oltre ad alcuni supplementi speciali dedicati a Ken che vedremo in seguito) in 24 volumi brossurati di grande formato (con copertine inedite di Milazzo) di 48 pagine l’uno pensati per il mercato europeo, con le storie rimontate “alla francese” in quattro strisce per tavola e ricolorate (eccetto il numero 1, ad opera di Milazzo) da Mantero.

Le avventure e le peregrinazioni editoriali di Ken però non si concludono con la sua 59sima avventura: gli autori decidono di svincolarlo dalla mensilità e di dargli una veste editoriale più consona alle sue ambizioni autoriali, e Ken inizia la sua carriera sulle cosiddette “riviste d’autore” con storie a colori di grande formato tutte scritte da Berardi e disegnate da Milazzo. Nel 1982 infatti erano iniziate le pubblicazioni di Orient Express, rivista contenitore inizialmente dedicata agli autori italiani; Berardi e Milazzo vi avevano pubblicato alcune storie brevi (poi raccolte nel volume Fantasticheria) e le 5 parti del noir Marvin, Il Detective - Il Caso Di Marion Colman (che ha nel prologo una simpatica comparsata di Ken) successivamente raccolti in volume (recentemente ripubblicato da Le Mani).
Nel maggio 1984 (contemporaneamente al KP 58 della serie Cepim) sul n° 20 di Orient Express esce "Cuccioli", primo capitolo de Il respiro e il sogno, quattro storie fuori serie, senza dialoghi, disegnate ad acquerello che rappresentano la summa dei temi e delle innovazioni stilistiche della serie, nonché il vertice artistico assoluto della collaborazione dei due autori.

La continuty del personaggio riprende con la sua 60esima avventura, "Un Principe per Norma" (dove Ken recita l’Amleto accanto a Marilyn Monroe) disegnato da Milazzo e Trevisan, pubblicato in 7 parti nei numeri 23-29 di Orient Express tra il luglio 84 e il febbraio 85 e raccolta in volume nel settembre 85 da L’isola trovata in un supplemento al n° 5 della Collana West.

Ma per Ken sembra non esserci pace: ha appena trovato una nuova casa (l’Orient Express), che questa, con il n° 30, chiude, coinvolta nella crisi delle riviste d’autore. Nel 1985 Ken passa allora al Comic Art di Traini: sui numeri 10 (aprile 85) e 15 (ottobre 85) vengono pubblicati rispettivamente "Soleado" e "La luna delle magnolie in fiore", 2° e 3° episodio del ciclo Il respiro e il sogno, mentre sul n° 11 viene riproposto un'altra storia breve fuori serie, "Quack - Omaggio A Donald Duck".
La continuty riprende con la 61esima avventura, "Dove Muoiono i Titani", pubblicata tra il novembre 85 e il marzo 86 nei numeri 16-20 di Comic Art e raccolta in volume nel maggio 86 da L’isola Trovata in un supplemento al n° 13 della Collana West.
Tra un’avventura e l’altra di Ken, Berardi & Milazzo pubblicano sempre su Comic Art alcune altre storie brevi, poi riproposte nei volumi Fantasticheria e Luci ed ombre, completano con 3 nuovi episodi la serie Tom’s Bar, il cui primo episodio era apparso sulle pagine de Il giornalino, e creano una serie tutta nuova, Giuli Bai & Co, sorta de I Vitelloni ambientata nella Genova della fine degli anni '50, di cui vengono pubblicati i primi 3 episodi.
Nel dicembre 1986 inizia la collaborazione di Berardi con un’altra “rivista d’autore”, L’Eternauta, che nel n° 53 pubblica la prima parte del primo episodio della riduzione (con i disegni di Trevisan) de Le avventure di Sherlock Holmes; ne usciranno in tutto 6 storie (l’ultima su L’Eternauta 72 dell’aprile 1989), successivamente raccolte in volumi da L’Isola Trovata/Bonelli Editore come supplementi della Collana West e più recentemente da Le Mani.


Continua intanto la collaborazione con Comic Art, che pubblica nell’aprile 1987 (Comic Art 32) "Pallide Ombre", 4° ed ultimo episodio del capolavoro Il respiro e il sogno, raccolto in volume nel settembre 87 da L’isola Trovata in un supplemento al n° 25 della Collana West e successivamente più volte riproposto.
La vita di Ken sulle riviste d’autore termina con la sua 62ima avventura, "Un alito di ghiaccio", pubblicata tra l’ottobre 1987 e il gennaio 1988 sui numeri 37-40 di Comic Art e raccolta in volume nel giugno 88 come 31° (e ultimo) volume della Collana West.

A questo punto (1989) Berardi&Milazzo, come già anticipato, tentano la strada dell’autoproduzione, fondando la Parker Editore, che nella Serie Oro ripropone i 59 episodi della serie Cepim e, nei numeri 60-62, le storie apparse su Comic Art e Orient Express, in b/n e formato bonelliano.

Nello stesso periodo collaborano anche, separatamente, a Nick Raider: Milazzo disegna il n° 5, Berardi scrive il 18 e il 22.
Arriva anche il momento fatidico (per chi come loro aveva con KP creato un western moderno, alternativo al classico) di cimentarsi, ancora separatamente, con Tex: nel 1991 Berardi scrive una lunga sceneggiatura (344 tavole), "Oklahoma!", che con i disegni di Letteri esce fuori serie nel formato dei maxiTex. Milazzo affronterà il mitico ranger nel 1999, con "Sangue sul Colorado", tredicesimo gigante di Tex, scritto da Nizzi.



Ma proprio quando il suo autore flirta con il suo “rivale”, Ken rinasce per l’ennesima volta: dal giugno 1992 le sue nuove avventure, a partire dalla 63esima, "Silenzio bianco" compaiono sulla nuova creatura della Parker Editore, il KP Magazine (dopo un antefatto pubblicato nel numero 0 di marzo), rivista antologica di formato a metà strada tra quello delle riviste d’autore e il classico bonelliano, nata con l’ambizioso intento di proporre, accanto alle nuove avventure di Lungo Fucile, altri racconti, vecchi e nuovi, di Berardi e Milazzo (vengono riproposti tutti gli episodi di Tiki e di Sherlock Holmes, e pubblicato per la prima volta l'ultimo di Giuli Bai & Co.), fumetti di altri autori e racconti illustrati, accanto ad un ricco apparato redazionale e di approfondimento; le copertine sono acquerelli inediti di Milazzo.
Con il n° 18 del KPM, uscito nell’aprile del 1994 la Parker Editore termina le pubblicazioni, con all’attivo, oltre alla Serie Oro e al KPM, anche alcuni importanti volumi: la ristampa de Il respiro e il sogno e il catalogo della mostra omonima, Avventure in acquerello, che raccoglie le prime 59 copertine, uno speciale con le storie 60-62 (riproposte però in b/n), e la ristampa di Tom’s Bar.
Non termina però la vita editoriale del KPM, che dal 19/20 viene rilevato da Bonelli che ne pubblica altri 16 numeri (fino al gennaio 1996), allargando così lo spettro dei collaboratori e ospitando anche storie inedite degli altri eroi della scuderia di Via Buonarroti; ciò consente anche la realizzazione di una storia inedita, con l’incontro impossibile tra Ken Parker e Dylan Dog ("Immagini", KPM 21).
Nei 36 numeri del KPM, vengono pubblicate (in una o più puntate) le storie 63-79 della saga (anche se con la fine della Collana Oro la numerazione si perde), fino alla monumentale "La carovana Donaver", di ben 270 tavole. Per questo nuovo ciclo ai testi Berardi può contare sulla collaborazione, oltre che del fido Mantero, di Valerio Rontini; per dare maggiore uniformità ai disegni, Milazzo crea lo “Studio IM” formato da giovani talenti che faranno strada (Giuseppe Barbati, Pasquale Frisenda, Massimo Bertolotti, Laura Zuccheri) di cui supervisiona il lavoro e solo in alcuni casi si esibisce in solitudine; altre storie poi sono disegnate da Trevisan e Goran Parlov.

Dopo alcuni mesi di silenzio editoriale (a cui purtroppo gli appassionati del biondo trapper si sono abituati) le storie del KPM vengono raccolte in 13 albi di formato bonelliano denominati Ken Parker Collezione, prima bimestrali e poi mensili, pubblicati da Bonelli tra l’aprile 96 e il settembre 1997, che, sia pure in formato ridotto, consentono di leggere di seguito le storie pubblicate sul Magazine.
Sulle pagine di KP Collezione trovano posto anche interessanti articoli di approfondimento inediti sul mondo di Ken Parker (il n° 1 contiene ad esempio un utilissimo e dettagliato riassunto delle puntate precedenti ad opera di Gianni di Pietro) e nel n° 5, una storia breve inedita di Ken, "La leggenda di Kenissuaq"; sul n° 9 ("La terra degli eroi") vengono aggiunte due nuove tavole.

Contemporaneamente alle uscite del Ken Parker Collezione, le ultime (per ora…) 4 storie inedite di Ken (che portano dunque il totale a 83, senza contare i fuori serie) vengono pubblicate in 4 albi Bonelli di formato classico 21 x 16 denominati Ken Parker Speciale, a cadenza semestrale, tra il luglio 1996 e il gennaio 1998. Le storie, di ben 180 pagine l’una, tutte scritte dal solo Berardi (eccetto la 1^, di Berardi/Mantero), sono disegnate da Frisenda/Zuccheri (1), Milazzo (2), Trevisan (3) e Vannini/Milazzo/Frisenda (4).
Il Ken Parker Speciale 4, "Faccia di rame", rappresenta l’ultima storia inedita di Ken a tutt’oggi e segna la fine della trentennale collaborazione tra i suoi due creatori. Berardi.
Come annunciato anche nelle pagine del Ken Parker Speciale 4, è già impegnato nella realizzazione per Bonelli di Julia (il primo albo esce nell’ottobre 1998), sulle cui pagine ritroviamo alcuni dei collaboratori cresciuti con Ken Parker; Milazzo come abbiamo visto si dedica alla titanica opera del Texone, uscito nel giugno 1999 ed entra con il n° 30 (dicembre 1999) nello staff dell’ultima serie western di Via Buonarroti, Magico Vento, di cui fin’ora ha disegnato 14 albi.

Gli anni passano, ma sembra proprio che la cavalcata di Lungo Fucile sia definitivamente terminata.
E invece nel 2003 il nostro trapper si riaffaccia in edicola, nel n° 11 della collana I Classici del fumetto di Repubblica, nel quale vengono riproposti "Pallide Ombre" (a colori), "La leggenta di Kenissuaq", "Dritto e rovescio" e "Sciopero" e, soprattutto, viene annunciata una nuova iniziativa editoriale della Panini Comics, la Ken Parker Collection.

La nuova collana mensile, che debutta in edicola nel maggio 2003, ha l’intento di ristampare cronologicamente tutte le avventure che Ken Parker ha vissuto nelle sue peregrinazioni da una testata all’altra, e si propone come la versione editoriale definitiva della saga, oltre che una buona occasione per rileggere a distanza le storie, cogliendone la persistente attualità e aspetti che magari erano sfuggiti.
Gli albi, con copertina ad alette, in formato bonelliano, presentano nei numeri 1-29 gli episodi 1-58 della serie Cepim (due per albo, di oltre 200 pagine); il 30 l’ultimo episodio della prima serie (59) e "Un principe per Norma" (riproposto in b/n come nell’albo 60 della Serie Oro); il 31 le 4 storie de "Il respiro e il sogno" con l’omaggio a Paperino (tutte a colori) e "Dove muoiono i titani"/"Un alito di ghiaccio" (riproposte in b/n come nel n° 61 della Serie Oro); con il numero 32 inizia la riproposizione delle storie uscite originariamente nel Magazine.
Della Collection viene varata anche una versione Deluxe, in volumi di oltre 400 pagine con copertina rigida che raccolgono 2 KP Collection ciascuno.
Ciò che differenzia il Ken Parker Collection da tutte le ristampe precedenti è la ricchezza e l’approfondimento dell’apparato critico e redazionale: ormai assurte per universale consenso al rango di classici del fumetto europeo, le storie sono precedute e seguite non più da (pur interessanti) articoli di contorno, come nei bonelliani KP Collezione e KP Speciale, ma da minuziosi commenti firmati da Gianni Di Pietro e Francesco Manetti (ben noti ai fan di KP), vere e proprie guide alla lettura, che si soffermano sul contesto storico, sulle scelte stilistiche, sulle citazioni, le analogie e le fonti di ispirazione.
Sono articoli estremamente accurati e talvolta illuminanti, che fanno si che i fan del trapper, che pure hanno già in casa le edizioni originali delle storie, non possano farsi mancare questa ristampa, per di più dotata della miglior qualità di carta che KP abbia mai avuto.
Un rammarico, non certo imputabile alla Panini, è legato al fatto che la fattiva collaborazione degli autori, promessa nel n° 1, dal n° 8 (al quale in compenso è stato allegato un calendario 2004 formato striscia con le riproduzioni di alcune copertine) si limita ad una rubrica di una pagina, “Benvenuti” (fino al n° 7 illustrata da Milazzo con un piccolo acquerello inedito), in cui Berardi narra con ironia simpatici episodi degli esordi della coppia e altro; nei primi sette numeri Berardi ha anche risposto alla posta dei lettori.
Ben più sostanziali sono le perplessità legate al formato: il classico 21 x 16 scelto era quello più ovvio per riproporre i primi 59 episodi della saga, che in quel formato erano stati pubblicati, e ciò nonostante le tavole sono state riprodotte riducendone inspiegabilmente le dimensioni e aumentando i margini bianchi.
Peggio ancora è stato fatto nei numeri 30 e 31, quando si è trattato di ristampare le storie a colori originariamente comparse a puntate su Orient Express e Comic Art e già raccolte in volumi: sono state riproposte in b/n (con l’eccezione de "Il respiro e il sogno") e in formato ridotto, per di più con solo 1-2 pagine di redazionali, fornendo in pratica degli inutili doppioni dei rispettivi albi della Serie Oro, e omettendo molte delle illustrazioni realizzate da Milazzo per introdurre le storie.
Con il n° 32, come detto, inizia la ristampa delle storie pubblicate per la prima volta sul KP magazine. Anche in questo caso le storie sono state drasticamente ridotte nel formato, e i redazionali limitati a 3 pagine in tutto. Il lettore si trova così in mano un inutile doppione degli albi bonelliani KP Collezione, nei quali però le tavole erano lievemente “meno rimpicciolite” e, soprattutto, l’apparato redazionale era ampio e interessante, anche se solo marginalmente legato a Ken.
La scelta di uniformare tutte le storie al formato bonelliano è chiaramente penalizzante: per la ristampa delle storie comparse su rivista e sul KP Magazine ci si sarebbe aspettato che la Panini adottasse un formato più consono, ad esempio quello utilizzato dalla stessa Panini per la collana I Classici del Fumetto di Repubblica - Serie Oro, varata nel 2005 in albi 26 x 18. Il riferimento non è casuale, perché il volume n° 50 di detta collana è stato dedicato a KP, con la pubblicazione, a colori e in grande formato, di Un alito di ghiaccio affiancata a due capolavori della prima serie "Lily e il cacciatore" e "Casa dolce casa", già ripubblicati in grande formato a colori (non rimontato alla francese come nella Collana West) da Lizard per due volumi usciti nel 2003 e nel 2004, il secondo dei quali colorato da Marco Soldi, copertinista di Julia.
Quella di penalizzare le tavole di KP nel Collection è per certi aspetti una scelta paradossale se si pensa che con i “Classici del Fumetto Serie Oro” la Panini ha scelto di pubblicare in grande formato e colorare, spesso arbitrariamente, fumetti nati in b/n e espressamente per il formato da albo, come per dare maggiore dignità ad opere che avevano già di per se un valore intrinseco grandissimo con il loro b/n e con il formato con cui erano stati concepiti.
Da quella che si propone come edizione definitiva di storie già più volte pubblicate, come questa carrellata ha voluto ricordare, è giusto pretendere il rispetto del formato originale, se non persino il recupero delle tavole originali per riproporle nelle dimensioni usate dall’autore; non si tratta di puntiglio filologico, ma di rispetto del lavoro di un autore (Milazzo) che nel nostro caso è anche un finissimo artista.
A tale riguardo spiace anche la scelta di non riproporre in dimensioni accettabili le copertine di ogni singolo albo, anche perché se quelle della prima serie sono staate raccolte in volume, come abbiamo visto, lo stesso non è accaduto per le storie successive.




1 commento:

  1. l'articolo è ottimo e dettagliato. Una precisazione: Berardi ha scritto un solo episodio di Nick Raider, il numero 18. Il 22 è di Nizzi ma disegnato da Milazzo.

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