lunedì 13 aprile 2015

Fin dove arriva il mattino


"Fin dove arriva il mattino"

Dopo tanta attesa è finalmente uscito l'inedito di Ken Parker!!
Col n.50 della collana Ken Parker Mondadori si chiude la magnifica (e travagliata) saga di Lungo Fucile



Difficile, dopo averla letta, commentare una storia come questa senza emozionarsi. Per quello che rappresenta (la fine di una saga storica) ma soprattutto per quello che è: un vero e proprio, inaspettato, pugno nello stomaco!
Una storia "scomoda", pure non facile da accettare per i fan di Ken e che in rete sta dividendo e facendo discutere lettori e addetti ai lavori. 
Si tratta di una storia affatto consolatoria, tutt'altro, che non ci lascia sereni, appagati, col sorriso sulle labbra. Probabilmente non è neppure la storia che tutti, o quasi, noi ci saremmo aspettati di leggere. O avremmo voluto leggere. Questa è la storia della morte di Ken Parker!! 
Di un uomo, prima ancora che di un personaggio a fumetti, che non è mai stato un eroe o almeno non come convenzionalmente raffiguriamo noi tutti un eroe. Ken Parker è infatti un uomo come noi, con le sue fragilità, le sue debolezze, le sue incertezze e che commette errori, spesso pagati a caro prezzo. E chiaramente con i suoi problemi fisici, i suoi acciacchi. Sissignori, perchè anche Ken, come noi, invecchia e fisicamente ormai sessantenne non può più avere la verve, la prestanza fisica di quando aveva 30 o 40 anni. Non sarebbe neppure credibile. 
Ken è ormai una persona che si appresta ad entrare nella cosiddetta terza età, provato da tante vicissitudini personali, da una vita condotta in solitario, piena di sofferenze non soltanto fisiche. E soprattutto è un uomo uscito da poco dalla prigione. 20 anni di prigione, dura, fredda, ove ne ha viste e vissute di tutti i colori e dove la dignità delle persone viene quotidianamente calpestata da altri uomini prepotenti e privi di una qualsiasi forma di umanità. Persone crudeli che si divertono ad umiliare e sottomettere altre persone. Godono della sofferenza altrui. Dove ogni giorno è possibile imbattersi in storie di violenza e sopraffazione. E inevitabilmente tutto questo, in 20 anni, ti cambia. Fuori e soprattutto dentro. 
                                             

E infatti Ken appare cambiato, stanco, indebolito. 
Durante l'evolversi della storia noi tutti avremmo voluto che il nostro si ribellasse da un momento all'altro dai soprusi che vengono sistematicamente perpetrati ai danni delle due donne. Una delle quali è solo una ragazzina! Dai Ken, impugna il fucile e falli fuori tutti, ci viene quasi da invocare...
Ma niente da fare. Ken non muove un dito, sembra quasi disinteressarsi di quanto avviene attorno a lui. 
Perchè? 
Perchè non può farlo!! Ormai non riesce quasi più a cavalcare, si porta dietro dolorosi fastidi alla schiena. In più è ferito. E stanco, tanto stanco. Non ce la farebbe proprio da solo, in quelle condizioni, contro un gruppo più numeroso e armato. E probabilmente più giovane e in forze di lui. E cosi, saggiamente dico io, vigliaccamente direbbe qualcun altro, decide di attendere un eventuale prossimo momento propizio per fare giustizia. Per fare ciò che, ne sono convinto, dentro di lui desidererebbe fare fin dal primo istante. Potendo... Conscio che probabilmente tutto ciò potrebbe costargli molto caro. 
Commovente il finale, tragico, duro, crudo, ma pure con risvolti positivi e che infondono speranza. Perchè dopo il buio arriva sempre la luce ed il nuovo giorno arriva a porre fine a quella buia, triste, notte. 
Bellissimo!!
Certo un finale "scomodo" che per molti aspetti lascia l'amaro in bocca e che ha fatto indignare più di una persona, ma signori...Ken Parker è sempre stato fuori dal coro, straordinario.
Ed io l'ho amato anche per questo. Soprattutto. 

                               

"Potevo andare in molte direzioni", spiega Giancarlo Berardi, "ma non ho voluto fare un’operazione sentimentale o autocelebrativa. Ho preferito fare una storia secca, dura, dando un finale logico a quest’uomo che ha la mia età, 65 anni". 

"È un uomo cambiato, ha scoperto di essere fragile. Ma i suoi ideali non muoiono con lui: nel finale c’è quel sole all’orizzonte, lui dice: “ho sempre amato la luce dell’alba”. La speranza è là, in quell’alba che sta arrivando e che magari io non vedrò ma che vedranno i ragazzi di oggi che sono i figli di tutti e che sono l’unica speranza che abbiamo". 

"E quando la storia finisce", aggiunge Ivo Milazzo, "Ken Parker ha gli occhi ancora aperti, guarda il mondo: non si è arreso".




"Ken è una persona che ha vissuto tempi difficili, 
con dei talenti che gli hanno permesso di sopravvivere. 
Tenendo un solo punto fermo: la dignità". 
Giancarlo Berardi



So long Ken







4 commenti:

  1. Ciao, ieri ho scritto questo commento su questo blog che immagino tu conosca: http://chemako-comics.blogspot.it/

    Ma ho ancora bisogno di conforto, spaventato come sono dal mondo senza Ken, e lo posso trovare solo parlando con chi ha condiviso con me questa enorme esperienza. Quindi riporto qui sotto di nuovo i miei pensieri:
    Ciao,
    sono un lettore di KP di seconda generazione. Ovvero l'ho conosciuto, e da allora amato, solo da adolescente con la serie ORO di fine '80.
    Una cosa che a distanza di tempo continua a sorprendermi è l'incredibile coesione e assonanza di sentimenti che si presenta tra noi lettori (io che di solito faccio così fatica a sentirmi integrato in qualsiasi contesto). Ken è una persona e non un fumetto, quasi fossimo tutti vittime, consce e non per questo meno convinte e contente, di una grande allucinazione collettiva. Tutti pensiamo di dovergli davvero qualcosa che ha molto più a che fare con come viviamo piuttosto che con cosa leggiamo.
    Nelle scorse settimane, emozionato, ho trovato la forza per la prima volta in vita mia di fermarmi e scrivere ad una persona che non conosco personalmente, Giancarlo Berardi, per dirgli di quanto io lo stimi e ringrazi per questo lungo regalo. Sono contento di averlo fatto senza aver avuto alcuna cognizione di cosa mi aspettasse a breve. Ora avrebbe avuto tutt'altro senso.

    Trovo tutto quello che dici estremamente condivisibile. Eppure mi struggo. Non riesco a non condannare (e allo stesso tempo ammirare) questa scelta di iperrealismo portato alle estreme conseguenze. Non riesco a non vedere nella devastante rassegnazione e “marginalità” di Ken per tutto quest’ultimo capitolo (e si che ci aveva abituato…) ancora prima che come un suo commiato, come un distacco cercato e quasi desiderato da parte dei suoi autori. Traspare tra le righe della lunga intervista con Berardi e Milazzo che ha accompagnato la serie. E tra l’altro è pienamente condivisibile. Io non posso che ringraziarli per averci accompagnati gradualmente ancora una volta. Forse anche nel migliore dei modi. Mi sembra solo che per una volta questa traiettoria passiva abbia reso Ken molto più fumetto, molto più personaggio nelle mani di qualcun altro (ma chi di noi non lo è in fondo?), di quella persona che io invece continuo e continuerò a pensare lui sia. Gente paziente come siamo sempre stati non ci saremmo comunque permessi di chiedere tanto, anche molto diluito nel tempo e tutt’altro che avvincente. Una vecchiaia stanziale con qualcuno intorno a volergli bene, qualche visita di Teddy con dei nipotini, un sorriso o due ricordando il tanto male ma anche il tanto bene vissuto.
    O forse sono solo ancora troppo toccato per capire a pieno quanto in realtà Giancarlo e Ivo siano stati ancora una volta totalmente onesti con noi. E mi ci vorrà ancora un po’…

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  2. Triste epilogo, purtroppo; avevo intuito che sparare tutto in una sola storia poteva significare l'addio al nostro Ken. Parlando al telefono, tante volte, con Daniele, ci domandavamo (reciprocamente) come fosse possibile condensare in una sola storia tutto quello che bisognava raccontare...ma Berardi ha deciso che non c'era più niente da dire sui comprimari della saga, concentrandosi sull'uomo provato dal destino. Che non è più quello di una volta solo fisicamente, ma moralmente è sempre lui, con la sua umanità e la sua comprensione verso il prossimo. Ken ci lascia con l'ennesima, ma purtroppo ultima, lezione: i princìpi non muoiono mai. Ciao e grazie, Ken, sarai sempre nel mio cuore.
    Marcello.

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  3. Tanta attesa per questo inedito. Troppa. E finisce che restiamo delusi: dalla storia, dal finale, dal silenzio sui comprimari, dalle ripetizioni nei flash-back e (aimè) delusi anche dai disegni. Sì perché con tutto l'affetto e la stima di fan che per anni ha letto tutto quanto disegnato dal grande Ivo Milazzo, questi disegni non mi fanno impazzire: una strana mezza tinta dove al posto della sintesi cinematografica troviamo (volutamente) degli schizzi sfuocati, veloci, quasi approssimativi e imprecisi....
    Matteo1977

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  4. Vorrei precisare che è sbagliato dire che Ken Parker è morto. Io sono un vecchio fan di Ken Parker e lo seguo da anni; se si legge la storia conclusiva della saga di Ken Parker “Fin dove arriva il mattino”, fino all’ultima pagina Ken, anche se ferito, è vivo, e la storia finisce così, mentre lui osserva l’alba in arrivo, in compagnia di una donna che lo ama. E’ un finale aperto, ma la saga di Ken si conclude, come per molti altri personaggi, con il protagonista vivo. Ken chiude la sua saga da vivo, non da morto. Fabrizio.

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